Metodo di tiroTecnica

Mantenere la posizione stabile

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Mantenere la posizione stabile

Si tira tanto bene quanto si è fermi mentre si tira: non è sempre vero, ma la stabilità aiuta sempre a compiere dei buoni tiri.

Come arrivare a stare fermi mentre si tira.
Per l’autore la causa principale del tremore, del non restare fermi, in posizione stabile, tirando, è il fatto che si usano i muscoli e non lo scheletro per tenere in posizione l’arco. Ogni volta che si usano le fibre muscolari c’è tensione, e la tensione provoca movimento. Il coinvolgimento dei muscoli nel tiro può essere riportato a 4 cause:
• allungo non corretto,
• cattiva forma di tiro
• arco troppo potente
• non sufficiente massa (peso, non potenza) dell’arco.



Allungo non corretto
Un allungo sbagliato è corretto dall’arciere con una cattiva forma di tiro, usando i muscoli (estendendoli o flettendoli): quindi tensione, movimento e comando volontario dello sgancio. Unica correzione: modificare l’allungo.
La forma di tiro L’allungo esatto permette di posizionare esattamente la mano all’arco, rilassata, con la pressione dell’arco esercitata alla base del pollice, direttamente di fronte alle ossa del polso, eliminando il coinvolgimento dei muscoli dal gomito alla mano ed il loro movimento involontario, ponendo l’arco contro le ossa.
Si deve poi rilassare la spalla all’arco e mantenere l’articolazione del gomito diritta ma rilassata.
La spalla deve essere “bassa, spinta indietro, rilassata”, allo stesso livello dell’altra spalla, non girata all’infuori o più alta.
Deve cioè essere ben assestata nell’articolazione, così che la potenza dell’arco sia sostenuta dalle ossa dello scheletro e non da tendini e muscoli.
Così si elimina gran parte del coinvolgimento dei muscoli nell’azione.
Se il gomito è piegato, entrano in gioco i muscoli, e la posizione non è stabile (non può essere ripetuta esattamente ad ogni tiro). Il braccio dovrebbe essere sostituito da un pezzo di legno rigido: sarebbe sempre uguale, stabile, non subirebbe torsioni, non si muoverebbe.
Se si fa fatica a trovare la posizione della spalla, si può ruotare la posizione di tiro leggermente verso il bersaglio (di 15 – 30°), il una posizione detta aperta.
Si può farlo perché l’articolazione della spalla non è centrata sul corpo, ma è rivolta un poco in avanti (altrimenti si potrebbe piegare il braccio indietro come si fa in avanti).
Con la posizione leggermente aperta le articolazioni della spalla sono naturalmente allineate con la cavità della spalla e la corda è abbastanza lontana dal braccio all’arco. I piedi devono essere allargati, sotto le spalle; la testa eretta, centrata sul busto, ben diritta ma rilassata.
L’occhio alla mira deve essere sopra la fibbia della cintura e la punta del gomito alla corda deve essere almeno all’altezza del naso, con l’avambraccio sopra la linea della freccia.
Col corpo in posizione, l’unica cosa che può variare è il punto di ancoraggio. Può essere in qualsiasi posizione, purché sia sicura, tocchi un osso, abbia molti punti di riferimento e non sia fluttuante.
Ad esempio la mano alla corda può toccare ed essere bloccata sopra, dietro o sulla mascella.
Quando si tira, l’occhio centrato sulla visette e la corda che tocca il naso (o il mento se del caso) forniranno altri due punti di riferimento.
A questo punto gli unici muscoli veramente in tensione saranno i romboidi, fra le scapole, solo dal lato del braccio alla corda.
Questa posizione rilassata, con mira fisicamente passiva, impone che si debba muovere il tronco del corpo su o giù per cambiare il punto di mira anziché mettere in funzione le fibre muscolari del braccio e della spalla per farlo.
Se l’allungo è eccessivo non si potrà mai farlo. Se l’allungo è esatto ci si potrà rilassare al completo allungo.

La potenza dell’arco
L’arciere medio usa un arco che è da 10 a 30 libbre più potente al completo allungo di quanto dovrebbe essere. Anche con archi moderni, con let-off alto, ma con camme esasperate, e che rimangono alla potenza massima a lungo le cose non sono migliorate.
Quando si oltrepassa muscolarmente il punto di potenza massima i muscoli restano completamente flessi sino all’allungo completo, e l’arciere non è in grado di rilassarli, con conseguente tremore del mirino.

La massa dell’arco
Aggiungere peso all’arco aiuta a mantenerlo fermo, stabile, specialmente se si tira con vento.
(L’autore parla di pesi che arrivano a raddoppiare quello originale dell’arco.) Ma attenzione – Non si può aumentare il peso dell’arco tutto in una volta. Occorre allenare i muscoli, la propria resistenza, ed aumentare il peso poco alla volta, se non si vogliono ottenere risultati opposti al voluto. La parte mentale del “stare fermi”. Quanto detto sino ad ora, unito ad un buon tono muscolare, serve a mantenere fermo il mirino, ma ha anche conseguenze più importanti: calmerà la mente dell’arciere e lo renderà fiducioso di non dover accelerare l’esecuzione o di dover tenere il pin perfettamente fermo sul bersaglio.

L’occhio dominante
Ognuno ha un occhio dominante [non si riporta come fare a trovarlo].
Ma l’autore afferma che si può tirare usando un arco destro o mancino secondo quello che l’arciere si sente naturalmente di fare, senza tener conto dell’occhio dominante. Porta ad esempio sua moglie, mancina, con occhio dominante a sinistra, che tira un arco destro, mirando con l’occhio destro e chiudendo per la mira il suo occhio sinistro.
Per l’autore tirare con un occhio chiuso non è uno svantaggio. Molti dicono che si deve tirare con i due occhi aperti.
Lo si può fare solo se l’occhio dominante è il più forte.
Se si guardo il bersaglio coi due occhi aperti, dapprima si vedono due bersagli, che diventano poi uno solo. È chiamato effetto convergenza. Ma se non si ottiene la convergenza, perché si ha ad esempio l’occhio dominante destro, ma l’occhio più forte è quello a sinistra, si deve chiudere un occhio!
Può darsi che ci sia un leggero vantaggio avendo i due occhi aperti, se è vero che raccogliendo più luce permettono di vedere meglio il bersaglio, ma questo vantaggio è sicuramente minimo, e può essere uno svantaggio perché porta a percepire maggiormente il movimento.

Conclusione:
si tiri come ci si sente di fare, con occhi aperti o con un occhio chiuso, senza preoccuparsi per l’occhio dominante.
La ricerca della perfetta forma del mirino. È questo alla base di molti problemi nel tiro con l’arco.
È inutile avere una lente con forte ingrandimento se non si sa tenere fermo il pin. Così come cercare un pin molto piccolo, per poterlo centrare bene.
Più grande è l’ingrandimento della lente e più piccolo è il pin, più si percepisce il suo movimento.
Usare lenti a basso ingrandimento e pin abbastanza grossi.
Se si usa un cerchio invece di un pin, occorre fare attenzione che non sia di grandezza tale da circondare esattamente il giallo: si sarebbe spinti ad allinearlo esattamente.
Una visione in movimento del mirino spinge a voler avere il mirino esattamente sul centro per effettuare lo sgancio, spingendo a fare il rilascio al volo. Questo tentativo di mirare ed effettuare il rilascio coscientemente (cioè di fare due cose in una volta), si presenta con 4 sintomi diversi al momento dello sgancio, qualche volta sommati:

  • flinching – trasalire
  • freezing – bloccarsi, fuori dal centro, o sul centro ma in questo caso senza essere capaci di sganciare
  • snapshooting – scattare, eseguire il rilascio in modo improvviso quando si passa sul centro
  • punching – colpire con un forte colpo il grilletto dello sgancio.

(Tratto da “Arco a prova di idiota” di Bernie Pellerite)

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