Storia degli Elimi

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Tra le civiltà scomparse, ce n’è una che visse in Sicilia e che raggiunse un alto grado di cultura, tanto da fondare alcune delle città più importanti dell’antichità: Erice e Segesta. Diverse fonti ci parlano di questo popolo, ma poche sono le testimonianze dirette: stiamo parlando degli Elimi.
Questa popolazione visse nella parte occidentale della Sicilia, prima dei Greci e dei Fenici, ma la loro origine e la loro cultura è ancora oscura.

Si sa molto poco della lingua degli Elimi: sono stati ritrovati soltanto alcuni testi in una misteriosa lingua con caratteri greci, nessuno dei quali lungo più di dodici lettere, su pochi frammenti di coccio del vi e del v secolo a. C. rinvenuti a Segesta, e alcune iscrizioni su monete provenienti da Segesta ed Erice. La lingua, pur essendo scritta con caratteri ellenici, non è quella greca, ma di che lingua si tratti si è discusso a lungo senza giungere ancora ad una conclusione plausibile. Non si può escludere che fosse un dialetto indoeuropeo, come lo era il siculo.

Alcuni studiosi affermano che gli Elimi derivino dall’incontro di popolazioni autoctone con altre provenienti dal Mar Egeo e dalla Liguria. Diverse sono le ipotesi sulle loro origini: Ellanico li reputa Italici giunti in Sicilia verso il 1270 a.C.; Tucidide ipotizza che siano discendenti dei Troiani in fuga da Ilio e in seguito unitisi ai Sicani. Secondo Pausania, invece, si trattava di Frigi e tutti i loro miti ne confermavano l’origine orientale, tra cui il culto di Afrodite e quello del dio cane.

L’ipotesi più attendibile sembra essere quella di Tucidide, che viene condivisa anche da altri autori, tra cui Dionigi di Alicarnasso, che attribuisce la fondazione di Segesta a Egesto, esule da Troia.

Anche Virgilio parla della fondazione di questa città nel v libro dell’Eneide, dove descrive l’incendio delle navi troiane. Vista Troia in pericolo e riconoscendo impossibile ogni tentativo di salvezza, Elimo, principe di sangue reale, insieme ad altri compagni si affrettò a imbarcarsi per trovare salvezza in Sicilia. Enea, loro amico, perduta la moglie nell’incendio di Troia, s’imbarcò con ventidue navi e sbarcò a Trapani, mentre Elimo, arrivato in Sicilia, si fermò nella regione del Crimiso, e fu qui che venne ritrovato da Enea. E poiché non c’era alcuna speranza di ritornare in patria, Enea decise di fondare due città per sistemarvi definitivamente i compagni di Elimo e di Egesto. Le due città presero il nome di Elima ed Egesta: Egesta è l’attuale Segesta, di Elima invece non si hanno più tracce.

Altre città fondate dagli Elimi sono Entella, di cui oggi non rimane nulla, e Solunto, di cui è rimasto un sito archeologico di epoca romana. A parte Segesta, che conservò una limitata autonomia, le altre città caddero sotto i Cartaginesi. Gli Elimi conobbero infine le devastazioni di Pirro, re dell’Epiro, e caddero poi sotto il dominio.

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